IERI. La mostra nasce dal desiderio dell’artista di illustrare il romanzo “Ieri” di Agota Kristof
delineandone i punti più salienti e dando un immaginifico volto ai personaggi vivi solamente nel mondo delle parole scritte.
La circolarità del tempo, la monotonia della vita dello stesso protagonista Tobias più volte denunciata nel racconto e che sembra quasi uno dei fattori scatenanti del tutto, piuttosto che il ricorrere dell’orologio come oggetto che riempie la vita del protagonista, vengono resi dalla Mora grazie all’allestimento circolare delle tavole che fanno sì che non ci sia un principio ma nemmeno una fine. Come dice la stessa Mora, “È all’interno di questo perimetro che le immagini si amalgamano tra loro e raccontano allo spettatore la storia del protagonista, attraverso una grande suggestione a orologeria”.
Le tavole di dimensioni variabili costituite da cartoncini grigi impressi da china bianca e nera scompongono la storia ma ne divengono anche simbolo della totalità: disegni crudi, ricchi di inquietudine, rappresentano la povertà in cui versa il protagonista e il suo stato di apatia verso le cose. Questa sensazione viene enfatizzata ancor di più dalle musiche di Mattia Cipolli, violoncellista autore di diverse colonne sonore. Infatti, le musiche composte da Cipolli appositamente per questa occasione, sono improntate sullo stesso principio di economia di mezzi che si evince dal racconto e dalla sua rappresentazione illustrativa: suoni taglienti, in bianco e nero orchestrati per pochi strumenti, divengono rappresentazione diretta dell’ansia e dell’inedia di “Ieri”.
La mostra prosegue nella seconda stanza di Adiacenze con la proiezione di un’opera video inedita di Amalia Mora, per poi concludersi nell’interrato dello spazio espositivo con un’opera site specific a muro che si discosta dal racconto “Ieri” di Agota Kristof, ma non dal suo concetto primario.
“Conversazioni spaziali” è il titolo del grande dipinto a muro in cui due figure si trovano ferme, in attesa di un inizio o di una fine, lo stesso principio e fine che non sono percepibili nelle tavole illustrate in prima sala.