AGRITURISMO: DALL’ESTERO PER ESPORTARE IL MODELLO “ITALIA”

agriIl termine agriturismo non è più tradotto, è una sorta di marchio di fabbrica e il modello italiano degli agriturismi, in particolare quello toscano, fa scuola nel mondo. Anzi, Israele lo ha proprio preso come esempio per costruire il futuro della agricoltura del Paese. «L’agriturismo italiano è considerato un esempio da seguire nel mondo. La considerazione parte dal fatto che crea lavoro stabile in situazioni anche difficili, è uno strumento di promozione sociale, fa in modo che si faccia turismo anche in aree considerate poco agevoli in quanto fuori dalle vie di comuicazione, lontane delle grandi città d’arte. Ma anche perché conserva un patrimonio esitente tramandandolo sia per quanto riguarda l’edilizia rurale, sia per la struttura produttiva dell’agricoltura che rischierebbe di scomparire», spiega Carlo Hausmann coordinatore tecnico di AgrieTour.

Israele guarda all’Italia e alla Toscana per lo sviluppo agricolo. «Gli altri Paesi del mondo ci hanno studiato in quanto hanno visto le nostre qualità di aziende che si trovano in collina e in montagna e non vicino alle città, strutture che utilizzano molto lavoro femminile e attirano i giovani». Il modello italiano è stato analizzato da organismi dell’America Latina, dell’Est Europa e dell’Oriente, Cina compresa, Nord Africa e Israele. «Israele ha chiesto e ottenuto un progetto di cooperazione con l’Italia sulllo sviluppo rurale, il modello italiano è quello che considerano il migliore al mondo». Israele ha proprio vissuto in prima persona l’esperienza italiana. «Hanno fatto quattro missioni in Toscana, anche l’allora ministra dell’agricoltura, per verificare di persona come funzionano le aziende. I risultati sono stati così positivi che nella Galilea del Nord all’ingresso di una azienda agrituristica un cartello stradale recita “la Toscana in Galilea” per richiamare accoglienza, buon vivere, buona cucina».

Poche regole e semplici, il modello italiano che viene esportato. Quello che funziona e che viene copiato dagli altri Stati sono quegli aspetti alla base della normativa italiana sugli agriturismo a partire dalla classificazione per arrivare alla formazione e allo snellimento della burocrazia. «Gli aspetti in particolare sono tre, la connessione, la prevalenza e la tassazione che sono considerati un modello in quanto semplici e applicabili facilmente in tutto il mondo». Hausmann spiega questi tre aspetti. «Per connessione l’Italia intende che in agriturismo si possono fare solo attività direttamente connesse con la produzione agricola. Quindi niente discoteche, piste di go kart o villaggi turistici. Con prevalenza si intende la prevalenza dell’attività agricola rispetto al turismo. Con semplici tabelle viene calcolato il tempo dedicato alle varie attività. Infine la tassazione che prevede un 25% forfettario su tutto ciò che viene incassato».

Piccolo e diversificato, la forza dell’agriturismo made in Italy. Nonostante gli anni di crisi, il settore ha sempre continuato a crescere, lentamente, ma omogeneamente su tutto il territorio. «Certo una crescita in forme diverse perché ogni zona ha un suo progetto originale. È questo sistema, basato sulla somma di cose particolari che crea interessa nel mondo dove invece i progetti sono molto grandi, tutti uguali, omologati».

Le cinque chiavi per aprire gli agriturismi. E per valorizzare e promuovere gli agriturismi italiani, il portale www.agriturismoitalia.gov.it punta su cinque chiavi di accesso, cinque critiri per la scelta. Si tratta di «vivere la campagna, per una esperensiza attiva dove l’ospite è protagonista; mangiare tipico che riunisce tutto il tema dell’enogastronomia compreso imparare a cucinare; benessere nella natura dove al centro non ci sono le spa, ma un concetto autentico di stare bene nell’attività all’aria aperta nel mangiare sano; un luogo per le famiglie in molti si stanno specializzando per accogliere bambini e genitori e fare viveder loro esperienze insieme con l’agriturismo che si affianca alle 3mila fattorie didattiche; ospitalià a misura d’uomo dove il grande cavallo di battaglia è l’accoglienza, vivere la vita stessa della fattoria».