Nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca si è svolto mercoledi 2 aprile 2019 l’evento “I giovani nella società multietnica e multiculturale” organizzato dall’Associazione Amici di Zona 2 e dal periodico “NOI zona 2” in collaborazione con il Dipartimento di Sociologia dell’Università Milano-Bicocca. Erano presenti oltre 600 partecipanti, tra cui oltre 300 studenti di alcune scuole superiori di Milano e di circa 200 studenti universitari, oltre a numerose associazioni del Municipio 2.
Dopo i saluti istituzionali del Rettore Cristina Messa, del Presidente del Consiglio Comunale Lamberto Bertolè, del Responsabile dell’Ufficio milanese del Parlamento europeo Bruno Marasà e di Luigi Galbusera, Presidente Associazione Amici di Zona 2, il professor Giampaolo Nuvolati, direttore del Dipartimento di Sociologia, ha presentato i risultati di un’indagine di opinione che ha coinvolto circa 600 studenti degli istituti superiori del Municipio 2.
L’indagine ha evidenziato nei giovani interpellati uno straordinario orientamento verso il multiculturalismo (studiare con ragazzi di culture diverse è per l’80 per cento una straordinaria opportunità, favorisce le competenze linguistiche, la soluzione dei problemi e il lavoro di gruppo, soprattutto per la popolazione studentesca femminile). I giovani hanno anche espresso un grande desiderio di conoscere il mondo, di viaggiare, perché il multiculturalismo non significa solo accettare lo straniero in casa tua, ma anche diventare straniero in casa d’altri. Naturalmente non mancano alcune contraddizioni e qualche problema (“non è così facile mettere insieme culture diverse”). Il concetto fondamentale emerso è quello dell’accettazione delle altre etnie.
Questi temi sono stati poi affrontati da alcuni rappresentanti degli stessi studenti che si sono confrontati in una tavola rotonda moderata dal giornalista Giangiacomo Schiavi, nella quale si sono confrontati alcuni studenti del liceo classico Carducci, del linguistico Manzoni e dell’artistico Caravaggio e della stessa Università della Bicocca. Sono stati
confermati i dati emersi dal sondaggio: il multiculturalismo è considerato dai giovani un arricchimento e una componente essenziale della nostra vita, l’impegno pressoché generalizzato a continuare la strada che deve portare a sconfiggere pregiudizi e paure. Il timore è che gli adulti e la società in generale, legata ancora a un passato in cui si aveva paura dello straniero, tendano a diffondere valori senza l’accettazione completa di culture diverse, rendendo più difficile l’integrazione.
In una seconda tavola rotonda, moderata dal giornalista Giancarlo Perego,Milena Santerini, ordinaria di pedagogia in Università Cattolica, ha parlato del “sottile razzismo” che striscia nella società odierna e ha incoraggiato quelli che lei ha definito “nativi globali”, invitandoli a non farsi contagiare dalla paura dagli adulti e portando l’esempio di Greta, la ragazza svedese che ha portato jn strada milioni di ragazzi in tutto il mondo. Purtroppo, però, certi meccanismi che portarono alle leggi razziali potrebbero ripetersi, sia pure in modo diverso, ma partendo sempre dallo stesso concetto: “l’altro è diverso da me”. Quindi occorre conservare fiducia nelle leggi morali, prima ancora che in quelle codificate e scritte, che ci dicono che l’altro è uguale a me. E ha concluso con l’invito ai giovani a battersi tutti insieme perché venga data la cittadinanza italiana ai ragazzi nati in Italia.
Don Virginio Colmegna, presidente della Fondazione Casa della Carità, ha focalizzato il suo intervento sulle periferie, diventate ormai veri centri di vita, e sulla necessità di insegnamento e comunicazione che deve arrivare dalla scuola. “E quando si parla di integrazione bisogna essere capaci – a cominciare dai giovani, i nativi digitali – di generare conoscenza reciproca, superando l’indifferenza e il rancore”.
Alicia Erazo, rappresentante del Collegio Latinoamericano dei Giornalisti in Italia,
ha affrontato il tema “Chi ha ucciso la verità?”, trovando il colpevole di questo delitto nei media che hanno dato e danno ogni giorno notizie fuorvianti sulla migrazione e sull’integrazione, enfatizzando i casi clamorosi della cronaca e ignorando tutto quello che il Paese, soprattutto i giovani, stanno facendo lungo il percorso dell’inclusione e dell’abbandono della discriminazione.
Mahmoud Asfa, presidente del consiglio direttivo della Casa della cultura islamica di via Padova,è partito dalle parole del Papa di condanna per chi costruisce muri tra le persone e di elogio per chi invece costruisce ponti. La speranza è riposta nei giovani che hanno caratteristiche diverse da quelle degli adulti, a cominciare dalla capacità di immaginare e dalla voglia di scoprire e soprattutto di accettare i cambiamenti. Grazie anche alla scuola che può costruire ponti che conducono all’inclusione e a una società sana basata su tre concetti: partecipazione, diritto e rispetto.
Marco Accornero, segretario dell’Unione Artigiani e membro di Giunta della Camera di Commercio, ha toccato il tema della difficoltà dei giovani ad accedere al mondo del lavoro e ha parlato del settore dell’artigianato che ormai è profondamente multietnico e consente una vera integrazione tra giovani artigiani italiani e giovani artigiani stranieri. E solo qui avviene che imprenditori di origine straniera assumano manodopera italiana.
Monsignor Luca Bressan, vicario episcopale della diocesi di Milano, ha portato il saluto e il messaggio dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, con l’invito “Siate protagonisti”. L’esortazione a imparare ad allearsi per combattere tutti insieme una guerra contro ogni dipendenza e ogni intolleranza.
Infine, il direttore del Corriere della Sera Luciano Fontana intervistato la cantautrice Malika Ayane e il rapper Mike Lennon che hanno portato le loro testimonianze di artisti di origini straniere e perfettamente integrati. Due modelli di successo con origini non facili.
Malika ha raccontato la sua storia partendo da una dichiarazione: “Mi sento e sono milanesissima”. “Il guaio”, ha detto, “era nascere in periferia. Ma Milano offre tante possibilità e mi ha consentito di emanciparmi attraverso il mio talento, partendo dal fatto di servire i cappuccini al bar dell’Arcimboldi. Ho girato tanti quartieri di Milano arrivando nelle varie zone prima che ci arrivassero le metropolitane. Oggi la trovo una città finalmente degna di tutte le grandi città europee e sta ai giovani renderla sempre più bella. Per fortuna i ragazzi stanno cogliendo i cambiamenti della società e riusciranno a fare in modo che non sarà più un mondo di arrabbiati come sembra oggi quello degli adulti. Anche se la mia esperienza mi dice che la maggior parte delle persone ha ancora una visione positiva del futuro”.
Mike, di origini vietnamite, ma cresciuto a Parma, fanatico dei Beatles (“Per questo mi sono voluto chiamare Lennon”), ha ripercorso le tappe del suo cammino artistico, da quando scriveva rime sui suoi compagni di classe allo studio della musica da autodidatta attraverso Internet. “Ho dovuto affrontare tutti gli stereotipi legati alle persone asiatiche. Ma penso che l’unico modo di combattere il razzismo è portare un esempio e io lo faccio col mio progetto musicale per dimostrare che anche la comunità asiatica, giudicata sempre troppo chiusa, può proporre una sua creatività. Questo progetto è quindi anche un momento di rivalsa”.
Nel programma del convegno sono stati inseriti tre interventi musicali, particolarmente apprezzati dai giovani presenti, degli allievi del CPM Music Institute, fondato da Franco Mussida, protagonista primario della Premiata Forneria Marconi, che ha anche annunciato l’uscita del libro “Il pianeta della musica”. Pietro Scardillo, direttore del periodico “NOI zona 2”, ha condotto l’intero convegno con stile agile e gradevole.
Dalla nostra redazione di Milano