La piccola pesca artigianale è una delle eccellenze dell’Emilia-Romagna, sia come qualità del prodotto sbarcato, sia come sostenibilità delle attività. Tre le specie di punta ci sono lumachini, seppie e canocchie, molto apprezzate sui mercati e nei ristoranti. Specie che vengono pescate con trappole selettive e arrivano praticamente vive sul mercato. La piccola pesca artigianale è molto dinamica e negli ultimi venti anni è andata incontro a un profondo rinnovamento, in termini di barche, attrezzature e personale. Un quadro aggiornato è stato realizzato dalla cooperativa di ricerca M.A.R.E. di Cattolica, con il progetto finanziato dal FLAG Costa dell’Emilia-Romagna, Azione 4C “ Reti e governance” del proprio Piano di Attuazione una ricerca dedicata alla “Gestione piccola pesca artigianale – Piano di gestione locale della piccola pesca e della fascia costiera”.
Dei circa 600 pescherecci che operano nei porti regionali, 225 svolgono attività di pesca con attrezzi fissi, i tre quarti dei quali tutto l’anno. Oltre alle reti d’imbrocco, molti utilizzano trappole specie-specifiche, il nassino per il lumachino, il bertovello per la seppia e la gabbietta per la canocchia. Proprio sulla pesca con le trappole si è soffermata la ricerca e diversi incontri preparatori che hanno visto il coinvolgimento di tutte le cooperative e le associazioni di pesca regionali, nonché di numerosi pescatori. Sentita da parte di tutti è la necessità di armonizzare le ordinanze che regolano la pesca con le trappole nella fascia costiera dell’Emilia-Romagna. Rispondendo quindi alle indicazioni comunitarie, recepite dalla legislazione nazionale, è stata elaborata una proposta di “Piano di gestione locale della piccola pesca artigianale”, in chiave di sostenibilità ambientale ed economica. Per quanto riguarda il lumachino le norme più importanti riguardano la quota massima di cattura giornaliera, proporzionale al numero di imbarcati, che va da 80 kg per uno a 160 kg per tre, al fermo di pesca, dal 15 maggio al 15 settembre. Nella pesca della seppia invece la regolamentazione riguarda il numero di attrezzi massimi che ogni barca può calare, sempre in relazione al numero di imbarcati, che va da 400 per uno a 1.000 per tre. Per questa specie il fermo tecnico riguarda solo la fascia strettamente costiera entro i 500 metri dalla costa, nella quale il fermo di pesca, va dal 15 maggio al 1 marzo. Per la più innovativa delle attività, la pesca con le gabbiette per la canocchia, il piano prevede una taglia minima a 12 centimetri e il numero di attrezzi massimi che ogni barca può calare, sempre in relazione al numero di imbarcati, che va da 500 per uno a 1.000 per tre.
Questa proposta di piano di gestione, verrà presentata a pescatori, cooperative e associazioni durante una serie di incontri pubblici a partire da quello che si svolgerà a Cattolica martedì 3 dicembre alle 15:30, presso la Casa del Pescatore, in Via E.Toti 2.