A quasi un anno di distanza dall’iniziodella pandemia, quella che prima era una delle regioni italiane più virtuose nel contenimento della diffusione del virus Covid19, oggi risulta essere invece tra le più duramente colpite. Un momento storico decisamente negativo per l’Umbria, che vede un prorogarsi delle chiusure e delle limitazioni con conseguenze a dir poco tragiche sul piano economico.
Lo chef Paolo Trippini, da sempre sostiene e si fa portavoce del patrimonio agroalimentare della sua regione, dirottando su Civitella del Lago – piccolo borgo con uno dei panorami più belli del lago di Corbara – appassionati food lovers, stampa di settore e gourmet di tutta Italia vogliosi di scoprire ed assaggiare “la sua Umbria” e la cultura alimentare di un territorio. Una filosofia di cucina che punta al recupero e alla valorizzazione di antiche cultivar piuttosto che di razze autoctone rare o in via di estinzione – come il Porco Cinturello Orvietano, antenato della più blasonata Cinta Senese – che sostiene metodi tradizionali di produzione, di coltivazione e di trasformazione, messi in atto da piccoli produttori custodi di un vero e proprio patrimonio enogastronomico
Primo ed unico chef umbro ad essere entrato a far parte della prestigiosa associazione degli Ambasciatori del Gusto Italiano e membro dei JRE ( Giovani Ristoratori d’Europa), Paolo Trippini ha da sempre sposato la causa del made in Umbria – uno dei suoi piatti iconici si chiama proprio “Bosco Umbro” e cambia veste di stagione in stagione come accade spontaneamente in natura – ma oggi la scelta ha un duplice significato.
Se parlare di territorialità ha finora significato divulgare la cultura alimentare e le biodiversità dell’Umbria, oggi per Paolo Trippini, presidente dell’associazione UmbriamEating, kmZero significa soprattutto la reale necessità di creare una rete virtuosa di acquisto, per innescare un processo di ripresa economica, a beneficio del tessuto sociale e commerciale, ma anche dell’ambiente.
Circolarità, economia di vicinato e sostenibilità sono alla base della filosofia dello chef, che ha messo a punto un’idea di delivery ed un nuovo menù dove il gusto, la tradizione e la cultura alimentare generano microeconomia locale e riducono l’impatto sull’ambiente.
E’ nato così il progetto “TripBurger” con il claim: si scrive TripBurger, si legge Filiera Umbra! Facciamo circolare il buono della nostra Umbria!
Dalle farine naturali, senza additivi e OGM,utilizzate per la realizzazione dei burger (sono quelle dell’azienda di Trevi Molino sul Clitunno), ai fornitori e partner coinvolti nella grafica, nel packaging e nella comunicazione, ( Grafiche Paciotti eccellenza e punto di riferimento nel packaging di alta gamma a livello nazionale, Now Social, realtà di Comunicazione e Marketing Online per il settore Ho.Re.Ca/Agroalimentare, Legàmi Communication), tutto è rigorosamente proveniente dal territorio per dare un aiuto concreto alle attività aziendali e ai professionisti locali e tutti hanno dato un contribuito affinché questo progetto fosse da esempio per tanti altri.