Sul pesce, sulla carne o sulle verdure, il timo trova spesso e volentieri il proprio posto nei ricettari italiani. Ma c’è una varietà in particolare nota da millenni per l’eccezionale miele che è in grado di esprimere: il Thymus capitatus. La pianta è diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo, ma è in Sicilia che storicamente dà il meglio di sé. Sui Monti Iblei, cioè quel complesso montuoso compreso tra le province di Siracusa, Ragusa e Catania, la presenza di timo è testimoniata da riferimenti letterari che ci portano indietro di più di duemila anni. Diversi autori dell’età classica – da Strabone a Virgilio, da Ovidio a Plinio il Vecchio – celebravano già il miele di timo ibleo. Un miele che si produce esclusivamente nel periodo estivo e che tende a cristallizzare lentamente, di colore ambrato più o meno chiaro, che sprigiona odori floreali un po’ speziati e che è caratterizzato da un sapore dolce e da un aroma intenso e persistente. Un miele, quello di timo ibleo, da oggi Presidio Slow Food.
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