Vino: effetti della crisi climatica a Sud Italia. Jacopo Vagaggini: “Puntare sui vitigni autoctoni come chiave di lotta al climate change”

Nel corso delle sue esplorazioni nell’attuale panorama enologico del Sud Italia, Jacopo Vagaggini ha sottolineato il notevole potenziale enoico del Mezzogiorno. Uno dei punti di forza, evidenziato dal Miglior Giovane Enologo per Vinoway Selection 2024, è la ricchezza dei vitigni autoctoni: sono più di 300 le varietà registrate nel Registro delle Varietà da Vino adattate nel tempo al clima e alla cultura del territorio. Tra questi, Vagaggini ha elogiato la tenacia del vitigno Gaglioppo in Calabria, inserito nel Registro delle Varietà da Vino nel 1970 e incluso in ben 24 denominazioni di origine. Si caratterizza per una buona resistenza al caldo e per la sua capacità di maturare lentamente con gradazioni contenute, senza eccedere nella struttura. Questa caratteristica contraddistingue le varietà autoctone, spesso più resistenti agli stress ambientali rispetto alle varietà internazionali che richiedono irrigazione costosa e poco duratura. «Il Sud Italia è una regione che vanta un eccezionale potenziale enologico. I tanti vigneti antichi, con viti mature, spesso allevate ad alberello, mostrano una notevole resistenza agli stress ambientali, rendendoli adattati al crescente caldo.».

«Il cambiamento climatico, soprattutto l’innalzamento delle temperature, è una problematica attuale che necessita di soluzioni tempestive per il settore viticolo» evidenzia Jacopo Vagaggini. «Si pensi che, come illustrato dalla Commissione Europea, nel periodo 2011-2020 la temperatura media globale è stata di 1,1° C al di sopra dei livelli preindustriali. Le prospettive per il futuro prevedono un innalzamento fino a 2°C nel 2030. Il mio impegno è far fronte a questa situazione con la valorizzazione dei vitigni autoctoni, che si mostrano meglio adattati al territorio e offrono prodotti incredibilmente moderni. Da sempre penso che la bellezza dei vini risieda nella purezza e nell’autenticità, in sintonia con le crescenti preferenze dei consumatori per la qualità».
 
La passione di Vagaggini per il Sud Italia è radicata nella sua connessione familiare con la Sicilia, essendo sua nonna paterna originaria di Lipari. Questo legame personale ha alimentato la sua affinità per la regione e la sua storia vinicola. Infatti, considera il Sud Italia in generale una terra ricca di storia nella produzione del vino: la Calabria, conosciuta anche come Enotria, tra le prime regioni a coltivare la vite. «Il suo vino veniva offerto nell’Antica Grecia ai vincitori delle Olimpiadi», sottolinea Vagaggini. Tra le varietà autoctone che ritiene più adattate al territorio, quindi più resistenti al cambiamento climatico, l’enologo individua in Sicilia il Nerello ed il Nero d’Avolain Puglia il Nero di Troiain Campania l’Aglianicoin Calabria il Magliocco e il Gaglioppo. Proprio su quest’ultimo Jacopo ha intrapreso un lungo e appassionante studio per esplorarne appieno l’anima. Da questo progetto nascerà un Gaglioppo in purezza che l’enologo considera «un vino sorprendente e di forte personalità, capace di raccontare la cultura del territorio in ogni sorso». Ci sono poi i vitigni a bacca bianca su cui pone particolare attenzione, tra cui il Pecorello in Calabria, l’Inzolia in Sicilia e il Biancolella in Campania«Mi stupisce come, al contrario delle aspettative, i vini prodotti al Sud siano spesso più eleganti e fini rispetto a quelli del centro-nord Italia» ci tiene a sottolineare l’enologo Vagaggini. «Gradazioni contenute, spesso sotto i 13 gradi, colori tenui e corpo sottile, rendono questi prodotti molto contemporanei e di grande bevibilità. I nomi dei vitigni spesso ingannano: sono molto belli ma fanno erroneamente pensare a prodotti molto coloriti e potenti».
 
Infine, sulla attuale discussione peronospora che ha colpito molti vigneti nel 2023, Jacopo Vagaggini riconosce le sfide affrontate nel settore vinicolo italiano. Il Centro Sud ha subito un calo stimato del 50% con perdite significative in regioni chiave come Sicilia e Puglia che rappresentano oltre il 20% della produzione nazionale (fonte WineNews).
Anche in questo caso, Jacopo Vagaggini sottolinea che sono principalmente i vitigni internazionali, in primis Merlot e Chardonnay, ad aver registrato ingenti perdite. I vitigni autoctoni, adattati al terroir di appartenenza, hanno invece mostrato migliore resilienza alle malattie e maggiore produttività.