Sì è svolto sabato 18 maggio a Ottana (NU) l’incontro organizzato dal Sindaco, presso la sala v. Emilio Lussu del Comune, in collaborazione con E.A.R.T.H Academy e Albatros, che si è proposto di tracciare le opportunità offerte dalle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) per la valorizzazione del territorio, consentendo di rilanciare i piccoli comuni e bonificare le aree industriali compromesse come Ottana, che ha intrapreso un percorso per risorgere nel tentativo di risolvere problemi economici e sociali che la mortificano da troppo tempo.
In apertura il Sindaco, Franco Saba, ha ribadito la sua scelta: “Ho creduto sull’importanza delle CER per tutti i cittadini. È da molto tempo che non si riusciva a fare un incontro pubblico partecipato a Ottana, un comune che ha fatto della transizione energetica il suo fiore all’occhiello, con un importante sostegno da parte della politica, testimoniato oggi dalla presenza degli assessori regionali e di rappresentanti del Consiglio Regionale.
Con la Comunità Energetica per la prima volta il cittadino partecipa alla produzione, al consumo,
all’investimento, al guadagno, quindi iniziamo a costruire un vantaggio ambientale economico e sociale.
L’alternativa per rilanciare il nostro territorio, dopo anni di sfruttamento del petrolchimico, sta nell’attuazione della transizione energetica”.
Nel suo intervento di apertura il Presidente di E.A.R.T.H Academy, Fausto Faggioli, ha sottolineato: “Siamo arrivati qui oggi da varie parti d’Italia per testimoniare che un Comune di 3000 abitanti si sta organizzando per offrire ai cittadini un senso di comunità attraverso le C.E.R. Qui a Ottana abbiamo un Sindaco che ha deciso di scegliere, senza indugi. Non più scelte che vengono dall’alto, ma con un approccio bottom up, dal basso verso l’alto. Dai cittadini per i cittadini, dalle imprese per le imprese. Tutti dobbiamo sentirci sindaci e partecipi del territorio, creando una comunità ospitale, promuovendo il concetto di smart land”.
Nel suo intervento la Presidente Todde ha precisato come: “Dobbiamo ricordarci che siamo in un contesto ampio di transizione che va gestita. Abbiamo una situazione disordinata, c’è disorientamento, le regole non sono chiare, anzi non ci sono proprio. Dovremmo partecipare alla stesura delle linee guida perché chi valuta a Roma i progetti che impattano sulla Sardegna spesso non conosce l’isola e le sue peculiarità. La prima cosa ora è ragionare su piani diversi, bloccare la speculazione e darci regole chiare. Il DDL che ci accingiamo a presentare in consiglio regionale è un atto per guadagnare tempo, la soluzione è una legge organica ma ci vuole tempo. Non stiamo improvvisando, abbiamo le idee chiare e dobbiamo agire sul piano urbanistico, attraverso norme per le quali abbiamo la competenza primaria, per esempio decidendo di tutelare le aree agricole dagli speculatori. Come primo atto abbiamo chiesto al MASE di farci partecipare a tutte le istruttorie che riguardano il nostro territorio, i progetti vanno verificati. Già un impianto è stato bloccato perché abbiamo agito in pre-istruttoria. Incontreremo il Ministro Pichetto Fratin per dirgli che la Regione Sardegna ha bisogno di regole condivise e diverse dal passato. La prossima settimana avremo un incontro sulle aree idonee per rafforzare la nostra posizione in Conferenza Stato Regioni. Non dobbiamo demonizzare nulla ma dobbiamo decidere cosa vogliamo fare per impianti o comunità energetiche, anche a seconda dei contesti, mettendo ordine ma con una visione. Abbiamo un progetto che ci permette di vivere con energia a basso costo, con agricoltura e sviluppo differenti.”. La Presidente ha continuato: “Vogliamo fare una riflessione su come gestire le concessioni e gestire direttamente il tema dell’acqua, così potremmo coprire l’energia con fonti pulite. Con l’idroelettrico è possibile programmare, dobbiamo avere una gestione diretta perché l’acqua è un bene che sta mancando ovunque, ma serve all’agricoltura. Anche la manutenzione deve far parte di una strategia complessiva”.
Gianni Girotto, coordinatore transizione ecologica del M5S: “Abbiamo un mercato mondiale che domina il costo delle materie prime, il problema è che da fonti istituzionali appare evidente che il massimo sostegno pubblico sia destinato alle fossili e non alle energie rinnovabili per 7 mila miliardi di dollari l’anno. Si può parlare di Comunità Energetiche, ma occorre guardare anche ai risparmi energetici e alle regole operative . Succede che in Italia i prezzi aumentano, in Spagna, invece, pagano tre volte meno di noi (30 euro a megawatt/h, mentre noi stiamo pagando 90 euro/MWh”.
Andrea Prato, DG Albatros, nel suo intervento ha precisato: “La nostra rete di professionisti assiste oltre 400 enti locali in Italia. Lo scenario internazionale ci dà la possibilità di scegliere e fare meno errori possibili. In questo momento abbiamo tante informazioni che ci permettono di compiere le scelte giuste e intraprendere una serie di azioni. La prima riguarda l’agenda 2023 sottoscritta, dove c’è l’innalzamento della temperatura, questo è il primo nemico da abbattere. Nel 2025 dobbiamo ridurre al 30% la produzione delle 7 centrali di carbone in Italia, e tra il 2028 e il 2029 le dobbiamo chiudere perché dobbiamo uscire dalle fossili. Chi crede che in Europa cambieremo le regole, sta sbagliando, non si può cambiare quanto già deliberato. Perché è importante fare una scelta? Ci sono tanti modi per fare una scelta, ma quella più giusta è autoprodurre il fabbisogno di energia per rendere le comunità autosufficienti, soprattutto perché dal 1 gennaio 2025 chiude il PUN e si apre una grande finestra di opportunità per il Sud. Secondo Fonti ufficiali governative in Italia consumiamo circa 310 TeraWatt/h di energia elettrica, di cui due terzi prodotta dal fossile. L’obiettivo sottoscritto in sede ONU/UE è di arrivare a 200 TeraWatt/h di energia dalle rinnovabili nel 2030. In riferimento ai dati ufficiali del MASE, la proiezione di fabbisogni energetici al 2050 porta a ritenere che occorrano 600/700 TeraWatt/h di energia “pulita”, senza che vi sia alcuna possibilità di raggiungere questo risultato prima dell’entrata in esercizio dei così detti “small reactor” a fusione nucleare che ottimisticamente potrebbero entrare in esercizio dopo il 2060/70. Solo il Sud può salvare il paese dal ritorno al Medioevo perché i “giacimenti” dove produrre energia solare e eolica non sono certo a nord. Ma il Sud deve avere la forza di trattenere almeno metà dell’energia prodotta per attrarre investimenti che generino occupazione. Oggi il costo dell’energia al sud è molto più basso che al nord, tuttavia, per la coesione del paese, il prezzo che pagano imprese e famiglie è unico per tutta la nazione (si chiama PUN). Dall’anno prossimo questo astruso meccanismo di calcolo andrà in pensione e nei prossimi anni per le imprese energivore sarà molto più conveniente produrre al sud o nelle isole.
Nel suo intervento Roberto Mollica, consulente ONU ha precisato come: “In un contesto locale la transizione energetica rappresenti una grande opportunità. Una difficoltà come quella che abbiamo vissuto dovuta al costo dell’energia ha messo in ginocchio molte aziende, anche per gli interessi passivi pagati alle banche. La nostra economia è legata all’impresa che offre lavoro e benessere nelle città e nei territori. La sostenibilità attraverso le CER può diventare un fattore innovativo per uno sviluppo successivo, l’energia che non viene consumata può essere riversata. Alle persone bisogna dare risposte rapide, gli impianti fotovoltaici per esempio si costruiscono velocemente.”.
Alberto Marrone, direttore ACI Sassari, ha dichiarato: “Lo scorso anno nell’ambito mondiale Rally abbiamo organizzato un incontro sulle CER, occasione per attivare una comunità energetica a Sassari. A fronte di una diffidenza inziale, dovuta alla scarsa conoscenza della tematica, una volta compresa la bontà del progetto abbiamo portato avanti tutto ciò che indispensabile e che ci consente di risparmiare nei consumi quotidiani e realizzare un modello ed estenderlo a livello nazionale, considerato che come ACI abbiamo un milione di soci e questo ci permetterà di dare servizi ai nostri associati offrendo un servizio di ricarica a costi moderati.
Questo consentirà di creare una sostenibilità della mobilità: chi lascia la propria auto in ricarica usufruirà di un servizio di mobilità alternativa. Creeremo strutture con costi certi, sostenibili.”.
Salvatore Petruzzi, business developer di Energy DOM società italiana attiva nel settore dello stoccaggio di energia sottolinea come: “Nel momento in cui c’è una produzione di energia eccedente il fabbisogno, Energy DOM la stocca in serbatoi a impatto zero, lo fa sfruttando la Co2 dallo stato gassoso allo stato liquido. Durante la sera quando non c’è il sole l’energia accumulata viene immessa in rete, utilizzando la Co2 per produrre energia green”.
Emanuele Cani, Assessore all’Industria con delega all’energia ha precisato: “Guardando alla transizione
energetica dobbiamo sperare di avere più energia pulita per dismettere i fossili. Ci attesteremo su 7/8 gigawatt di energia da offrire all’industria, alle famiglie, agli enti pubblici e del terzo settore. Sappiamo di dover lavorare tutti insieme per produrre energia. Come farlo? Intanto differenziando i beneficiari, che hanno esigenze di energia molto diverse. I beneficiari, più che gli speculatori, devono essere le famiglie, alle quali dobbiamo assicurare bollette meno care. Come è noto la regione Sardegna ha recentemente provato a restituire ai cittadini il diritto di poter realizzare i propri impianti ma deve farlo in aree idonee. Noi dobbiamo, come Regione, promuovere le comunità energetiche per favorire l’autoconsumo diffuso. Le comunità energetiche sono, all’interno del sistema generale, un valore per l’autodeterminazione e autogestione dei consumi con un risparmio indotto anche dalla comunità e promuovono un senso civico rilevante, ed è un qualcosa che impatta anche con il senso generale, sociale e culturale. La Regione ci crede molto e sta cercando di comprendere come aiutare questi processi. Sulle zone industriali dobbiamo immaginare che le nostre aree siano rivitalizzate, mi piacerebbe che la comunità energetiche fossero un’opportunità per insediamenti competitivi nel territorio”.
Gianfranco Satta, Assessore all’Agricoltura si definisce un sostenitore dell’integrazione al reddito agricolo e fin dalla prima ora anche delle Comunità Energetiche Rinnovabili: “Le CER attivano un processo dal basso nella produzione e nell’autoconsumo all’interno di un processo inarrestabile di transizione energetica. Abbiamo il dovere di restituire alle generazioni future questo paesaggio. Va cercato attraverso una concertazione e pianificazione della produzione di energia in tutta la regione e non in quelle solo legate all’agricoltura. Stiamo parlando di richieste di connessione su 200.000 ettari agricoli e non possiamo accettare richieste non sostenibili per produzione, accumulo e trasferimento di energia. Molte aziende internazionali stanno guardando alla nostra regione, ma tutto questo deve essere a beneficio dei cittadini e non essere sfruttato da speculatori”.
L’Assessore agli Affari Generali della Regione, Mariaelena Mozzo, ha precisato: “Tutti noi abbiamo una grande responsabilità nei nostri territori per far sì che la transizione energetica non venga percepita come una speculazione. Le CER hanno una possibilità di creare sviluppo. La crisi socio economica coinvolge le famiglie producendo energia. Potremo fare tanto per la comunità. La produzione di energia, considerato che abbiamo sole, vento, acqua dovrebbe partire da ciò che abbiamo, tutelando la comunità e l’ambiente nonché la crescita e lo sviluppo del territorio. Così daremo una opportunità in più a questi territori che hanno vissuto di industria, ma che hanno una vocazione agricola, di rinascere e di svilupparsi. Le bonifiche sono un obbligo per far rinascere i territori che hanno un potenziale da utilizzare. Fare sistema per poter crescere è la parola d’ordine”.