Teoria ingenua degli insiemi di Paolo Icaro e Bettina Buck, Marie Lund, David Schutter a cura di Cecilia Canziani e Davide Ferri dal 30 gennaio al 26 Marzo 2016.
P420 inaugura il nuovo spazio a Bologna in Via Azzo Gardino 9 con due mostre curate da Cecilia Canziani e Davide Ferri.
Un insieme è una qualunque collezione di oggetti della nostra intuizione o del nostro pensiero. Gli oggetti, detti elementi dell’insieme, devono essere distinguibili e ben determinati
G. Cantor, Teoria ingenua degli insiemi
Il modello di insieme sviluppato dal matematico tedesco Georg Cantor (1845 – 1918) elaborato alla fine del XIX secolo e fondamentale per lo sviluppo della matematica moderna, è una teoria che si basa sul concetto di appartenenza: un insieme è a tutti gli effetti una collezione di elementi distinti, con la particolarità che gli elementi dell’insieme possono essere, a loro volta, insiemi. E’ una teoria non riconducibile a concetti definiti, ma intuitiva e aperta al paradosso e alla contraddizione.
Teoria ingenua degli insiemi è un titolo per due mostre: un progetto espositivo di Paolo Icaro le cui opere sono state scelte per attivare un dialogo con una mostra che include lavori di Bettina Buck, Marie Lund e David Schutter.
Le due mostre si trovano a condividere lo stesso spazio, e una accanto all’altra, o, letteralmente, una dentro l’altra, possono dialogare per contrasti, o temporanee assonanze, portando alla luce richiami tra poetiche di artisti che appartengono a geografie e genealogie diverse. Somiglianze non sensibili che indicano preoccupazioni comuni restituite in forme differenti.
Teoria ingenua degli insiemi è dunque un’indagine sul lavoro di Paolo Icaro (Torino, 1936) condotta su un arco temporale molto ampio e declinata attorno all’opera Cardo e decumano (2010) che idealmente ri-orienta lo spazio espositivo e ne ripartisce i confini. Attorno a questa ossatura composta di due linee tratteggiate ortogonali, formate da variazioni numeriche di elementi modulari in ferro, si articola una progressione di opere non cronologica, con lavori appartenenti a periodi differenti. Così i Lunatici (1989) sono un campionario di azioni della mano su una porzione di materia data; Lassù: per un blu K (1990) è un lavoro in cui la misura del fare si distende fino a incontrare l’infinito in un punto; Esplosa (1990) è una scultura che disegna lo spazio, che “fa spazio”, anziché occuparlo; Numericals 1 – 10 (1978), in cui un danzatore interpreta liberamente una progressione numerica, è una performance in cui il corpo diventa materia scultorea.
Le opere di Icaro in mostra indicano dunque un vocabolario – gravità, levità, reciprocità, eccedenza, limite, gesto, provvisorietà, corpo, rischio – attorno al quale si dispiega per rimandi e ricorrenze un’altra mostra con lavori di Bettina Buck (Colonia, 1974), Marie Lund (Copenhagen, 1976) e David Schutter (Pennsylvania, 1974): un dialogo tra opere le cui traiettorie si incontrano e formano una costellazione di idee, rimandi, suggestioni.
Così in Teoria ingenua degli insiemi Bettina Buck esplora la scultura come uno stato di momentanea stasi tra germinazione e collasso, come forma che si offre solo provvisoriamente, come tempo, processo, energia trattenuta e che trova nel corpo – nella sua presenza o evocazione – la sua metafora più precisa, o ancora come spazio appropriato, come nell’intervento realizzato in situ in cui una linea appena percettibile inscrive la zona di passaggio tra le due stanze della galleria e suggerisce la reversibilità di uno spazio da elemento architettonico a oggetto, a scultura.
Marie Lund indaga la dialettica tra pieno e vuoto che è strutturale nel linguaggio della scultura, evoca un volume e lo analizza nella sua traduzione in una superficie nella serie di opere a parete Stills, tende dilavate dal tempo, scucite e intelaiate su cornice; restituisce il corpo come negativo in Attitudes, indaga il confine tra cancellazione e riscrittura, appropriazione e autorialità in The Very White Marbles.
Il lavoro di David Shutter è il risultato di un lungo impegno visivo sulla pittura che vive come strabiliante fonte della percezione. Affascinato dalla pittura pre-moderna, fonte d’ispirazione del suo lavoro, Shutter cerca nelle sue performance pittoriche di riportare al presente quegli stessi effetti della superficie, le pennallate e la luce all’interno del quadro. Il grigio dei suoi dipinti a olio è solo apparentemente un monocromo, risultato com’è della sovrapposizione lenta, meditata e attenta di strati successivi di colore, pennellate e gesti di diverso spessore e densità, che viene restituita dalla superficie vibrante e ricchissima delle sue tele.
Teoria ingenua degli insiemi è allora una e due (o più) mostre costruite attorno a idee e intuizioni che si richiamano e che ritornano declinate in modi e forme differenti; punteggiature nello spazio espositivo, sentieri che si incontrano in più punti, linee (narrative) che si sostengono l’una con l’altra: gli insiemi a cui il titolo fa riferimento.
Paolo Icaro (Torino, 1936. Vive e lavora a Tavullia, Pesaro) partecipa negli anni Sessanta alla stagione germinale dell’Arte Povera e prende parte alle mostre più significative di quegli anni come: Arte Povera – Im Spazio, Galleria La Bertesca, Genova (1967); Teatro delle mostre, Galleria La Tartaruga, Roma (1968); Arte Povera più Azioni Povere, Amalfi (1968); Op Losse Schroeven. Situaties en cryptostructuren, Stedelijk Museum, Amsterdam (1969); When Attitudes Become Form, Kunsthalle Bern, Berna (1969). Nel 1971 si trasferisce negli Stati Uniti, in Connecticut, dove avvia una riflessione ambientale e performativa della sua pratica scultorea, vicina alle correnti dell’arte concettuale e dell’arte processuale. A partire dagli anni Ottanta, dopo il suo rientro in Italia, tiene numerose mostre personali in istituzioni quali: PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea, Milano (1982); Palazzina dei Giardini, Modena (1987); Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento (1995). Nel 2011 partecipa alla 54.Biennale di Venezia. Nel 2014 mostra personale Appunti di viaggio 1967-2014 presso Peep Hole Milano.
Bettina Buck (Colonia, 1974, vive e lavora a Berlino), ha studiato all’Accademia di Arte e Media di Colonia, successivamente ha conseguito un Master in Belle Arti al Goldsmiths College di Londra.
Le sue mostre recenti includono: Tutta l’Italia è silenziosa (All of Italy is silent), allestita in diverse accademie straniere e Istituti di Cultura e ambasciate a Roma; To Continue. Notes towards A Sculpture Cycle alla Nomas Foundation, Roma e MOTOR: Bettina Buck invites Marie Lund, al Spacex, Exeter. Ha esposto anche al Kai10 in The Secret Life of Things, Dusseldorf e A House of Leaves a Londra presso la David Roberts Art Foundation nel 2013. Lo scorso novembre ha inaugurato la sua terza solo show alla Galleria Rockeby intitolata Monomera/September Shuffle.
Marie Lund (Copenhagen, 1976 vive e lavora a Londra). Le sue recenti mostre includono PIT alla galleria Croy Nielsen di Berlino; Flush al Badissher Kunstverein; Dip alla galleria Laura Bartlett di Londra; Drums al Museo Marino Marini di Firenze e Back Pack alla galleria Proyectos Monclova di Città del Messico. Il suo lavoro è stato presentato in numerose istituzioni tra cui la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Extra City, Anversa; Palais De Tokyo e Centre Pompidou, Parigi; Kunstmuseum Krefeld; Museum of Contemporary Art, Detroit; Cologne Kunstverein; Kunsthalle Mulhousse; De Vleeshal, Middelburg; Contemporary Art Museum, St. Louis; The Swiss Institute, New York; CCA Wattis, San Francisco. Attualmente i suoi lavori sono in mostra alla Tate Britain, Londra e a Palazzo De’ Toschi, Bologna.
David Schutter (Pennsylvania, 1974, vive e lavora a Chicago) ha esposto al Gemäldegalerie di Berlino; alla Scottish National Gallery of Modern Art di Edinburgo; al Museum of Contemporary Art di Chicago; collabora con Aurel Scheibler a Berlino; Sikkema Jenkins & Co., New York e Rhona Hoffman Gallery, Chicago. In concomitanza con questa mostra, l’artista parteciperà a Conversation Piece alla Fondazione Memmo di Roma. I suoi lavori sono stati esposti anche alla Biennale Internazionale di Glasgow, Magazin-Centre National Art d’ Contemporain di Grenoble, e alla David Roberts Art Foundation di Londra. David Schutter ha vinto il Roma Prize 2015-2016 conferito dall’American Academy di Roma dove attualmente è in residenza.
La mostra è già visitabile durante Arte Fiera con i seguenti orari:
giovedì 28 10-20
venerdì 29 9-20
sabato 30 9-24
domenica 31 10-20
P420
Via Azzo Gardino, 9
40122 Bologna
info@p420.it
http://www.p420.it