Tenute Rubino arriva al Vinitaly con tante frecce da scoccare, forte di un’esperienza produttiva, negli ultimi anni, in forte espansione, centrata sui vitigni autoctoni, come Primitivo e Negroamaro, ma anche sul recupero di vitigni, oggi più rari, ma un tempo diffusi in alcuni territori viticoli di tradizione. Sarà un Vinitaly da non perdere quello proposto dall’azienda brindisina che, con un 2015 sfavillante (+ 18% circa, anno su anno) si presenta al Salone di Verona con un’agenda ricca di opportunità per un marchio che, negli ultimi 4 anni, è costantemente cresciuto in Italia e all’estero. Un Vinitaly con i fiocchi, ma dal colore rosa, visto che Tenute Rubino, con Romina Leopardi, entra nella grande famiglia delle donne del vino della Puglia, condividendo con le colleghe produttrici un dinamismo che fa della delegazione pugliese una delle più attive e conosciute d’Italia.
Si è partiti con il Susumaniello ed è stato un progetto vincente. Ora tocca ad altri tre vitigni reliquia del vigneto pugliese: Ottavianello, Bianco d’Alessano e Minutolo (da non confondere con il Fiano che è ben altra cosa). Con Le Riscoperte, così si chiama la famiglia dei nuovi vini di Tenute Rubino, si aggiunge un tassello importante nel processo di valorizzazione del patrimonio ampelografico della regione, recuperando, guarda caso, ben 2 vitigni bianchi, in una terra di grandi rossi. ” E’ una scelta che va in controtendenza – spiega Luigi Rubino, titolare dell’azienda -, cerchiamo di interpretare le risorse enologiche che ci vengono da una ricognizione attenta del territorio. Sono vitigni praticamente scomparsi che resistono in piccoli appezzamenti che, in accordo con i proprietari, abbiamo ricondotto a criteri agronomici coerenti. Sono poche bottiglie, oggi – spiega Luigi Rubino – ma possono davvero segnare un’inversione di tendenza e riportare in auge queste produzioni di nicchia”.
In effetti, il Progetto Susumaniello, ha avuto una crescita tumultuosa: quattro vini prodotti con queste uve, una superficie vitata più che raddoppiata nella Tenuta di Jaddico e un successo di vendite che, pesa, per quasi un quarto del fatturato. “Sì, il Susumaniello è una nostra bandiera – sottolinea Romina Leopardi, moglie di Luigi e responsabile Comunicazione e marketing dell’azienda di famiglia – e la condividiamo con un pubblico di wine-lover che , come noi, sono innamorati del Susumaniello”. Un successo che si articola su quattro etichette, a partire dal più aristocratico dei vini Tenute Rubino, il Torre Testa, ma anche il Sumaré, un metodo classico rosato in due versioni (24 e 36 mesi sui lieviti), l’innovativo e pregiato Oltremé e il fragrante Torre Testa rosato. E di Susumaniello sono le 35 barbatelle che, nel giorno d’inaugurazione della fiera, andranno “in adozione” con l’iniziativa promossa dalla delegazione pugliese delle Donne del Vino. “Anche in questa bella iniziativa, – sottolinea Romina Leopardi, esordiente nel lavoro in Associazione – abbiamo voluto portare avanti un segno di coerenza candidando questo vitigno”.
Ma Tenute Rubino brinda anche con Negroamaro e Primitivo, le cui bottiglie avanzano spedite anche nel 2016, dopo un 2015 tutto da incorniciare: “Stiamo lavorando bene, il mercato ci segue, abbiamo ampliato il numero dei paesi serviti all’estero- commenta Luigi Rubino – ma è l’Italia che ci riserva la sorpresa più bella, con la Puglia, ma anche Roma e Milano in netta crescita”. Un segno positivo che riflette lo stato di buona salute del vino pugliese, anche in Italia, con la ripartenza dei consumi interni: “Si beve sempre meglio e il consumatore, anche locale, non chiede più un prodotto indistinto. Sono tante le occasioni di consumo – ricorda Romina Leopardi – e vengono premiati i vini più versatili negli abbinamenti col cibo”. Una riflessione che ha un punto di osservazione importante in Numero Primo, l’enoteca gourmet che sposa i vini dell’azienda ad un ricco menù centrato sulle prelibatezze del Salento.
Che il sole splenda alto nel cielo, per il Salento, è cosa nota, ma è il borsino dell’enoturismo a goderne di più. In azienda si moltiplicano le prenotazioni di visita dei wine-lovers, con un estero in continua ascesa con un più 40%. Il marchio brindisino, del resto, si è legato con alcune sponsorizzazioni importanti ai grandi eventi del territorio, come la Regata internazionale Brindisi-Corfù di giugno, che ha un suo significativo pubblico di riferimento. Grande attesa, poi, per l’evento più importante dell’azienda che, con la Vendemmia delle Donne, aperta agli appassionati sabato 10 settembre, vivrà la sua settima edizione.
Tenute Rubino è sempre più digital, proiettata ad interpretare quel processo tumultuoso di espansione della comunicazione del vino sul WEB e nelle Community. Nel team di comunicazione – guidato da Romina Leopardi – c’è una grande attenzione per quanto avviene nella comunicazione digital del vino e non solo. Il campo di osservazione e di presidio abbraccia anche il valore attrattivo che il Salento riesce ad esprimere e i dati mettono in mostra come il marchio salentino abbia saputo ottimizzare la presenza sul web e sui social network, per promuovere le sue iniziative e far conoscere i vini.
La rivoluzione digitale dell’azienda brindisina è in pieno svolgimento e i risultati sono sempre più entusiasmanti: crescono gli ordini tramite e-commerce, grazie ad una piattaforma web creata ad hoc dove, oltre ai vini Tenute Rubino è possibile arricchire il carrello con altri selezionati prodotti del Salento: Olio Extra Vergine d’Oliva, taralli, paté, formaggi e salumi tutti rigorosamente prodotti in Puglia da fornitori selezionali. In forte aumento l’apprezzamento sui social Network, Facebook in testa, dove si registra un’ opinione positiva per il marchio Tenute
Il rinnovamento della brand identity ha comportato anche il restyling grafico di Libens e Salende, i due vini a base di Vermentino. Un miglioramento che esprime sempre di più l’essenza di queste etichette, uniche per metodologia produttiva, che svelano la grande versatilità di questo vitigno, coltivato nella tenuta di Uggìo, 14 km a sud ovest di Brindisi. La nuova espressione visiva di questi vini si fa più innovativa, gioca sui colori, sull’essenzialità della linea grafica e sulla ricercatezza del lettering dei nomi diretto a conseguire una visibilità e una riconoscibilità già allo scaffale.