Sullo sfondo industriale del quartiere Corticella (Bologna), l’artista e film maker Marco Bolognesi annuncia l’apertura della Bomar Studio srl, azienda votata alla produzione e distribuzione di videoarte, documentari e cinema sperimentale in genere.
Nata per volontà dell’artista, la Bomar Studio intende assistere e sostenere gli artisti nel processo di realizzazione dei loro progetti, nonché di farsi promotore della loro produzione: un’interfaccia capace di accogliere e mettere in contatto artisti e interlocutori.
Il progetto trova le sue origini in una serie di problemi di natura tecnica, che vedono la figura dell’artista patire la realizzazione dei propri progetti. Lo stesso Marco Bolognesi, artista originale, da sempre attivo nella ricerca di un mondo parallelo futuribile e fantastico, si è scontrato in prima persona con la difficoltà di trovare produttori disposti a investire nei suoi lavori di videoarte in genere, soprattutto per le peculiarità innovative che li caratterizzano e la difficoltà da parte delle aziende di produzione audiovisive – orientate a produzioni mainstream – di inquadrarle in un segmento di mercato specifico. Inoltre, le case di produzione possono accedere in un anno a un numero limitato di bandi e per questo sono portate a produrre film che reputano più interessanti da un punto di vista commerciale che artistico. Queste problematiche hanno sollevato la questione di un “vuoto di mercato”, impreparato alla continua evoluzione di un mondo in cerca di esprimersi e affermarsi, come quello della videoarte e non solo.
Su queste premesse, la Bomar Studio nasce dalla volontà di sopperire a delle mancanze importanti, in ausilio a quella fascia di artisti innovativi che faticano a realizzare le proprie idee: non solo come incubatore di progetti artistici, ma soprattutto come una vera e propria azienda, in grado di offrire a loro la possibilità di consorziarsi e garantire la realizzazione di lavori che difficilmente avrebbero visto luce.
In tal senso, la Bomar Studio intende fornire servizi di produzione e distribuzione di videoarte/ documentari/ filmati a carattere sperimentale; mettere a disposizione uno spazio di produzione, che anche attraverso la possibilità di coworking produca sinergie e funga da catalizzatore culturale; organizzare workshop che avvicinino le scuole del territorio e la popolazione cittadina alle tematiche trattate; la creazione di un network con altri studi d’artista, non solo in Italia.
Dunque, con le sue esternalità generate dalla produzione artistica, la Bomar Studio si rivolge non solo agli artisti, in quanto clienti primari, ma a tutta la comunità.
Corticella, infatti, è una delle aree bolognesi più interessate dal processo di industrializzazione della città, iniziato negli anni ’50 e in cui la Bomar Studio trova luogo perfettamente: da capannone a ex fabbrica, divenuto nel tempo call center, l’edificio che la ospita punta a diventare anche un catalizzatore d’interesse culturale, aderendo in maniera originale alla riqualificazione di una ex zona industriale per la sua trasformazione in polo culturale. Un’esperienza già tastata con successo dall’artista a Londra nel 2006 e che lo ha visto abitare i celebri 3 Mills Studio per dieci anni, dove ha operato anche Tim Burton.
Marco Bolognesi
Marco Bolognesi nasce a Bologna nel 1974, e fin dall’inizio della carriera, incentra lo sviluppo della sua ricerca artistica sulla creazione di un mondo parallelo futuribile e fantastico che prende vita grazie all’utilizzo di tecniche miste: il suo lavoro spazia dalle fotografie al disegno passando per video ed installazioni.
Figlio unico di una famiglia intellettuale, inizia la sua carriera artistica grazie alle collaborazioni giovanili con il poeta Roberto Roversi, il fumettista Guido Crepax e il Premio Nobel Dario Fo. Nel 1994 presenta fuori concorso alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia il suo cortometraggio “Giustizia e Verità”.
Trasferitosi a Londra, nel 2002 vince The Artist in Residence Award all’Istituto Culturale Italiano grazie al quale, l’anno successivo, realizza la mostra “Woodland”; progetto espositivo incentrato sulla tematica degli organismi geneticamente modificati, che vede la collaborazione di grandi stilisti come Giorgio Armani, Vivienne Westwood, Dolce&Gabbana e molti altri. Nel 2005 incontra la critica Martina Corgnati che gli permette di strutturare il progetto Woodland dando vita all’omonimo libro.
Nel 2006 fonda a Londra la sua factory, il Bomar Studio e inizia una collaborazione artistica con la gallerista americana Cynthia Corbett; in Italia invece lavora con la Galleria Carini e Donatini, con Paolo Nanni e con la Galleria Contemporanea di Pescara.
Nel 2008 il suo cortometraggio “Black Hole”, incentrato sul tema dell’ibridazione e dei cyborgs, vince l’Indie Short Film Competition in Florida e viene segnalato al Festival di Roma e all’International Short Film Festival di Clermont Ferrant.
Nello stesso anno il curatore Lorenzo Canova lo inserisce all’interno della Collezione Farnesina Experimenta e esce il volume monografico “Dark Star”. Il libro, il cui titolo rende omaggio al film di John Carpenter, riceve l’apprezzamento dello stesso regista statunitense.
Nel 2009, inizia una lunga collaborazione con la gallerista anglo cinese Olyvia Kwok e pubblica con Einaudi “Protocollo”, una graphic novel cyberpunk nata a quattro mani con lo scrittore Carlo Lucarelli.
Nel 2012 la manifestazione Fotografia Europea presenta “Humanescape”: progetto artistico curato da Walter Guadagnini, che vede la partecipazione di Bruce Sterling e Jasmina Tešanovic. Lo stesso anno, la Biennale Italia Cina lo seleziona come artista per l’edizione italiana, tenutasi alla Villa Reale di Monza, rinnovando poi l’invito per l’edizione del 2014 tenutasi a Pechino.
Sempre nel 2014 il curatore Sandro Parmiggiani lo seleziona per la mostra organizzata dalla Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia per la celebrazione dell’anniversario di nascita di Ludovico Ariosto, per la quale Bolognesi realizza una rivisitazione in chiave cyberpunk di alcuni personaggi dell’Orlando Furioso. Nello stesso anno, collaborando con il critico e curatore Valerio Dehò, inizia il multiarticolato progetto “Sendai City” che si sviluppa in tre mostre personali che si susseguono tra la fine del 2014 e la prima metà del 2015 presso il Kunst Meran, Abc a Bologna ed il PAN di Napoli in cui viene presentato l’universo visivo e narrativo creato da Bolognesi, un mondo in continuo work in progress che trae ispirazione dal cyberpunk e dalla fantascienza sociale.
Sempre nel 2015 il curatore Massimo Scaringella lo seleziona per il padiglione Perspectivas Italianas della Bienal del Fin del Mundo in Cile ed in Argentina e l’anno successivo in occasione della Biennale Italia-Cina è stato presentato alla Plastik Factory di Pechino, il suo film d’animazione “Blue Unnatural“. Attualmente, l’opera Mock-up è esposta nella collettiva Our Place in Space a Palazzo Cavalli Franchetti, Venezia. Mostra curata da Antonella Nota e Anna Caterina Bellati, in collaborazione con ESA – European Space Agency e NASA.