Singapore, ponte tra oriente e occidente, è il luogo dove la delegazione della Food Innovation Global Mission (FIGM), il tour mondiale dei 14 studenti del master Food Innovation Program (FIP), ha potuto vedere come un paese relativamente piccolo riesce a mettere in moto meccanismi destinati ad avere un forte impatto non solo sui processi di produzione, ma anche sulle possibili soluzioni a grandi problemi come la malnutrizione e l’obesità.
“La parola chiave è integrazione culturale. Singapore ha il privilegio di essere connessa con il mondo, riuscendo così a sviluppare una cucina multiculturale – spiega Sara Roversi, direttrice esecutiva FIP e founder Future Food Institute – questa visione è anche l’essenza di progetti lanciati dai protagonisti della scena gastronomica di Singapore come la chef Shen Tan, che da vera food hero, invita i suoi colleghi provenienti da tutto il mondo a ripensare la loro cucina con ingredienti locali e sostenibili proprio come ha fatto lei, diventando così il punto di riferimento per lo street food d’autore. Questo luogo può essere davvero una piattaforma importante per l’innovazione, dimostrando come molte culture differenti possono far collaborare il locale e il globale per scrivere insieme il futuro di cibo.” Shen Tan è molto popolare da queste parti (ma non solo avendo vinto l’ultima edizione dello Street Food Fest di Palermo) e la sua storia può essere esempio per chi ha il coraggio di cambiare e seguire le proprie passioni. Da direttore eventi Forbes a cuoca di cibo di strada infatti il cambiamento di vita è stato totale, ma ci ha creduto fortemente e il suo piatto più famoso, il chicken rice, a base di riso e pollo, è oggi simbolo dell’heritage culinario di Singapore. La cucina di questo luogo simbolo di mescolanza di tradizioni e culture sembra in mano alle donne, oltre a Shen Tan infatti tra le icone del cibo locale citiamo anche Violet Oon, ex soprano divenuta eroina indiscussa della cucina Peranakan, sviluppatasi a partire dai discendenti dei primi cinesi insediati nell’isola.
La collaborazione tra identità e culture è stato anche il motore che ha fatto lavorare in sinergia gli studenti internazionali del FIP con i delegati di AROFIIN Asia Roundtable on Food Innovation, l’associazione internazionale che vuole rendere più accessibile alle persone in difficoltà l’accesso a una sana alimentazione trovando fondi per la ricerca e lo sviluppo di nuovi progetti sulla filiera gastronomica asiatica. Grazie alla sfida lanciata da Bruno Kistner, segretario generale AROFIIN, la delegazione ha infatti partecipato a un workshop volto a identificare nuovi metodi per riuscire a trovare possibili soluzioni alla malnutrizione e all’obesità nel continente asiatico. Matteo Vignoli, direttore accademico FIP e docente presso il dipartimento di Scienze e Metodi dell’Ingegneria presso l’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia (UNIMORE), è stato il principale facilitatore dell’evento grazie a un’approfondita conoscenza delle tecniche del design thinking sviluppate presso Stanford University e in Silicon Valley e ha guidato gli studenti, insieme a tutte le persone intervenute, a prendere parte al workshop con un approccio che consideri l’intera filiera agroalimentare, in linea con la “Seed of Disruption Forecast Map”, sviluppata dall’Institute for the Future di Palo Alto (IFTF), uno dei promotori del Food Innovation Program.
Al centro del programma per la tappa a Singapore le visite ai maggiori centri di ricerca del paese come la National University of Singapore (NUS), in particolare il dipartimento su cibo e tecnologia che riesce a sviluppare e produrre veri e propri prototipi senza affidarsi a industrie esterne e la At-Sunrice Global Chef Academy, centro d’eccellenza nella formazione di giovani cuochi e luogo protagonista della contaminazione di tradizioni gastronomiche. Al suo interno infatti la delegazione ha potuto riassaporare gusti familiari come quello del caffè e del gelato grazie alla presenza di Nespresso Academy, che insegna ai futuri esperti della caffetteria la tradizione e i diversi aromi dei chicchi, e del marchio bolognese Carpigiani, education partner dell’accademia. “Se si riuscissero a unire l’ospitalità tipica di Singapore, l’attenzione per l’altro e le diverse tradizioni e culture con l’innovazione tecnologica applicata alla filiera dell’agroalimentare, si potrebbe davvero aprire un nuovo capitolo nell’ambito della ricerca food”. Questo il cuore del messaggio espresso dal direttore FIP Matteo Vignoli. E che trova una delle sue più curiose e innovative dimostrazioni durante la visita al Rong Heng Seafood, il ristorante dove i camerieri in carne e ossa si fanno aiutare dai loro “colleghi” robot “la tecnologia nel settore alimentare è molto importante – spiega Mr Kim, direttore del punto vendita – con l’uso dei nostri camerieri robot siamo riusciti ad incuriosire il pubblico e a velocizzare il lavoro dei nostri dipendenti. Ma bisogna sempre ricordare la qualità e la freschezza degli ingredienti, i veri protagonisti della food experience dei nostri clienti”.
In parallelo, come per tutte le tappe di questa missione ufficiale in giro per il mondo, massima l’attenzione prestata dal gruppo di ricerca alle realtà imprenditoriali del luogo, ascoltando le preziose testimonianze di Steven Tan, direttore esecutivo della Federazione ASEAN caffè, del direttore della camera di Commercio Italiana a Singapore e importatore di vino Giacomo Pallesi, del direttore dell’Agenzia commerciale italiana Leonardo Radicati e di Giorgio Maria Rosica delegato per Singapore, Malesia e Indonesia dell’Accademia Italiana della Cucina. “L’innovazione nel mondo del cibo è per noi fondamentale – racconta Richie Lim, founder della startup Nature’s Nest specializzata nell’uso della tecnologia nel mercato food – per questo vogliamo continuare la nostra collaborazione con il FIP, per riuscire così a formare i futuri talenti del cibo e a migliorare e sviluppare un ecosistema di imprese che possano sostenere una produzione sostenibile”. Questa è solo una delle testimonianze delle molte relazioni diplomatiche a più livelli costruite dalla Missione durante questa prima edizione di questo giro del mondo, un terreno fertile su cui far crescere e sviluppare il progetto stesso e in generale tutte le attività di formazione del Future Food Institute il trust no profit che lo ha promosso.
Prima di rientrare in Italia, la delegazione della Food Innovation Global Mission ha preso parte ad iApertivo, incontro di networking informale organizzato dall’imprenditore italiano Paolo Privitera all’interno del Lantern, il locale situato all’ultimo piano di uno dei grattacieli di Marina Bay, il lungomare di Singapore, con vista panoramica mozzafiato dello skyline della città.
Singapore è stata l’ultima tappa di questa prima parte della Food Innovation Global Mission, un tour di due mesi di esplorazione senza mai tornare in Italia per rintracciare eroi del cibo, identificare le icone del food, vivere l’esperienza dei rituali gastronomici e trovare la vera innovazione nella filiera agroalimentare. Partito da Bologna il 18 gennaio il tour è passato attraverso Amsterdam e Maastricht (18-22 gennaio), prima di volare negli Stati Uniti, nella East Coast, con Boston e New York (23-29 gennaio), e successivamente nella West Coast, in California (30 gennaio-11 febbraio), per la lunga tappa nella Silicon Valley, culla mondiale della sperimentazione. A seguire la delegazione ha visitato Osaka e Kyoto, in Giappone (12-18 febbraio), Seoul in Corea (19-23 febbraio), Shanghai in Cina (24 febbraio- 3 marzo) per arrivare a Singapore (4-10 marzo) prima di concludere ufficialmente la missione tra Tel Aviv e Londra nei prossimi mesi.