Arrivo a Genova dopo una partenza burrascosa da Milano: sciopero dei treni e rottura della catena della bicicletta. Qui mi attende una pioggia scrosciante ma finalmente alle 18.30 mi imbarco su un traghetto, destinazione Sardegna, più precisamente Porto Torres, in provincia di Sassari. Nonostante la stagione balneare volga al termine ci sono ancora parecchi turisti pronti a sbarcare sull’Isola di Ichnusa (come la chiamavano gli antichi Greci).
Sceso a Porto Torres, graziosa località di mare, non ho tempo di soffermarmi ad esplorarla perché ho un treno che mi aspetta per raggiungere Oristano. Da Oristano si torna in sella alla bicicletta per 35 km circa di grandi spazi, macchia mediterranea costellata di mirto, sorbo e corbezzolo e diversi camper lungo il percorso. Lungo il tragitto si incontrano anche greggi di pecore fino a Cabras.
Qui scopro una meravigliosa spiaggia di sabbia di quarzo, tappezzata di cartelli: è severamente vietato portarsi via questa sabbia come souvenir. A causa del forte maestrale è impossibile fare un bagno. Vengo ospitato in un campeggio adiacente. Al mattino, di buon’ora dopo aver contattato amici locali, mi dirigo verso Pula nella zona di Cagliari dove si trova un piccolo golfo protetto dal vento. Dopo qualche ora ritorno ad Oristano, percorrendo una strada provinciale dove si vedono paludi salmastre lungo il percorso. Ad Oristano faccio una pausa pranzo con prodotti locali trovati nella bancarella di un agricoltore locale. Mattia mi spiega che la sua azienda si trova a Genuri, piccolo paesino ai piedi della Giara e la produzione si concentra sulla valorizzazione del grano Senatore Cappelli e sulla coltivazione in aridocoltura ( in pratica usano vari accorgimenti per coltivare in un ambiente con scarse precipitazioni) del melone Jaunis.
Dopo essermi rifocillato riparto per la prossima tappa e prendo un treno con direzione Cagliari. Giunto nel capoluogo sardo, scopro che non ci sono strade alternative per muovermi: solo una a scorrimento veloce, interdetta a bici e pedoni. Con l’ausilio di un capotreno, che conosce il territorio a menadito, prendo l’ennesimo treno e scendo ad Assemini. Da qui inizio il tragitto pedalando (di nuovo) verso Pula. Tutte strade secondarie e sterrate oltre che impervie, assaggiando fichi d’India e incrociando cani randagi. Dopo tre ore di pedalate, arrivo a S.Margherita di Pula e mi fermo meritatamente al camping Cala d’Ostia (Ca), dove preparo la tenda. Anche in questo campeggio noto moltissimi turisti dal nord Europa. Qui il mare è stupendo e incredibile: mi tuffo e vedo nuotare insieme razze e tartarughe. Il giorno dopo faccio tappa a Nora, un paese limitrofo a S. Margherita e visito il Parco Archeologico di Nora (la più antica città della Sardegna ). https://www.fondazionepulacultura.it/show-item/nora-sito-archeologico/
Nel centro di Pula mi imbatto in una bottega pittoresca: è Cortes Apertas, storica enogastronomia locale. Il negozio è caratterizzato da prodotti tipici come vini, formaggi (ottimo l’Ovadda) rigorosamente sardi e verdure a km 0 (cipolle, asparagi selvatici, funghi, e pomodori) provenienti direttamente dal suo orto. Il bottegaio è un appassionato di tutto ciò che riguarda la Sardegna ed è interessante ascoltarlo in un excursus tra storia e mitologia su Atlantide e i Sumeri : “I Sumeri in Sardegna c’erano prima che in Mesopotamia e infatti a Sassari si trova un altare molto antico dedicato alla dea Ningal e a suo marito. Il mare non sommerse tutta l’isola di Atlantide e quelli che si sono salvati erano molto colti e preparati. Noi sardi proveniamo da quella stirpe; sapevano lavorare il rame e il bronzo e ci hanno insegnato anche a produrre formaggio, vino e olio”.
Scopro poi che Monte d’Accoddi, è un sito archeologico della Sardegna pre-nuragica, secondo alcune ipotesi si tratta di un altare sumero ma non tutti gli studiosi ovviamente concordano!
https://www.sardegnaturismo.it/it/esplora/tempio-altare-di-monte-daccoddi
Come ultimo giorno raggiungo Cagliari in autobus, con bici al seguito. Qui visito il Museo Nazionale e la Pinacoteca: https://museinazionalicagliari.cultura.gov.it/
il Museo Etnografico Regionale: http://www.isresardegna.it/index.php?xsl=565&s=16&v=9&c=9043&nodesc=1
Dopo questo denso itinerario culturale, mi accorgo di avere il telefono scarico. Entro in una bottega e trovo una signora molto gentile che (oltre a mostrarmi la presa per caricare) mi racconta un aneddoto sul luogo storico in cui ci troviamo. E’ un edificio di origine medioevale e un tempo era una farmacia attiva al tempo dei crociati. Oggi invece è una bella erboristeria e lei prepara personalmente degli estratti a base di elicriso, fiore all’occhiello della medicina omeopatica.
La sera mi sorprende la vista del maestoso Arsenale illuminato. Nel 1824 questa zona era il Regio Arsenale che si estendeva da Porta Cristina alla Torre di San Pancrazio (la più alta di Cagliari). Oggi il quartiere conserva le caratteristiche quattro porte per accedervi.
Dopocena sosta al Cabaret Social Bar in Corso Vittorio Emanuele II dove oltre a drink e snack è possibile leggere un libro o ascoltare della musica.
Ultimo giorno: partenza da Cagliari in treno per arrivare ad Olbia, mia ultima tappa . Girando per la città incontro Alessandro, un chitarrista globetrotter che mi incuriosisce con il suo canto e la sua musica. Il suo repertorio, da Battiato a Gaber, ha raggruppato un certo numero di passanti e trascorro anche io il pomeriggio qui, aspettando l’ora dell’imbarco sul traghetto che mi riporterà a Genova.
Antonio Vanzillotta