In occasione di ART CITY Bologna e fino al 15 febbraio 2015, Villa delle Rose ospita una mostra di Marinella Senatore che riunisce tre sue videoinstallazioni nelle sale espositive della sede esterna del MAMbo.
L’esposizione ha come fulcro Jammin’ Drama Project (2014), opera prodotta nell’ambito di Museo Chiama Artista, seconda edizione del progetto a cura di Ludovico Pratesi e Angela Tecce, promosso dal Servizio architettura e arte contemporanee della ex PaBAAC – Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee, Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiana. L’obiettivo di Museo Chiama Artista è di sostenere attivamente il sistema del contemporaneo nel nostro Paese, commissionando di anno in anno ad artisti italiani la produzione di una nuova opera che potrà circolare nei musei associati AMACI, costituendo le basi per la creazione e fruizione di un patrimonio comune. Con questa seconda edizione di Museo Chiama Artista si consolida e diventa sempre più strategica la collaborazione tra MiBACT e AMACI, che ha tra i suoi obiettivi quello di favorire e divulgare le più nuove forme di sperimentazione artistica. In questo senso Museo Chiama Artista è un progetto semplice ed efficace che si colloca nella cornice del Piano per l’Arte Contemporanea, lo strumento che il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo si è dato per il finanziamento di iniziative volte all’incremento del patrimonio pubblico di arte del nostro tempo.
Liberamente ispirato al lavoro di Tim Rollins condotto negli anni 80 nel South Bronx, dove coi suoi studenti aveva sviluppato una strategia di collaborazione denominata “jammin’”, innescando processi di coinvolgimento dei membri a partire dalla propria storia, Jammin’ Drama Project è un progetto partecipativo che ha coinvolto oltre 500 cittadini della comunità ispanica e afro-americana di Harlem, NYC. Dai primi incontri avuti a NYC con vari gruppi e comunità in Harlem (club poesia, gruppi di rapper, associazioni di quartiere, e associazioni di donne afro-americane e ispaniche) si è andata delineando la possibilità di realizzare un video, strutturato in quattro capitoli, da girare in stile cinéma vérité, in diretta, di fronte ai partecipanti che ne hanno dunque seguito tutte le fasi di lavorazione, cominciando innanzitutto da quella fondamentale della scrittura della sceneggiatura. Lo spettatore è diventato partecipante e la gerarchia tra l’artista come autore e il pubblico come destinatario è stata messa in discussione e riscritta. Le location utilizzate per le riprese sono state anzitutto Harlem, Roosevelt Island (un piccolo pezzo di terra tra Manhattan e Queens, originariamente sede del più grande ospedale psichiatrico di New York ed ora esempio di edilizia sociale) e gli spazi dello storico Roy Theatre, mentre per la diffusione della proposta sono state coinvolte associazioni locali, spazi non-profit, gruppi di pensionati, oratori, radio, riviste e giornali della zona di Harlem, nonché l’organizzazione non-profit RESIDENCY UNLIMITED, diretta da Nathalie Angles, base operativa e logistica per lo sviluppo del progetto.
Jammin’ Drama Project si è sviluppato in seguito come flusso di sequenze, brevi incipit di condizioni emotive, drammi quotidiani e disgregazioni sociali. I partecipanti hanno composto una partitura dove due attori professionisti hanno saputo muoversi e improvvisare (jammin’), creando aspettative sempre nuove e lasciando spazio a interpretazioni mutevoli del film.
La seconda video-installazione in mostra è How Do U Kill the Chemist? (2009), che mette in scena una serie di eventi realmente accaduti negli anni Cinquanta nello Stato di New York. Gruppi di rapper di Harlem hanno preso parte al progetto sia come attori sia come sceneggiatori insieme ad altri residenti della città di Hudson, dove si erano svolti alcuni degli eventi reali. Il progetto è stato prodotto grazie al sostegno della Fellowship della DenaFoundation, Parigi.
La terza opera visibile a Villa delle Rose è Variations (2011), nella quale attraverso associazioni di quartiere, volontari, centri sociali, blogger, settimanali, giornali locali, radio e web, oppure bussando personalmente a più porte Marinella Senatore ha coinvolto oltre 300 residenti del Lower East Side di New York – dagli otto ai settant’anni. Le sessioni di scrittura collettiva, ciascuna seguita da più di 80 persone, si sono svolte all’interno del teatro del New Museum, dove si sono svolti anche i casting preliminari. A seguito del progetto alcuni dei partecipanti hanno creato spontaneamente piattaforme online per cercare nuove opportunità di collaborazione in contesti diversi e non necessariamente legati all’arte contemporanea.
L’esposizione è visibile dal 23 gennaio al 15 febbraio 2015 con ingresso libero.
Villa delle Rose – via Saragozza 228/230, Bologna
Orari di apertura durante ART CITY Bologna 2015
venerdì 23 gennaio h 12.00 – 20.00
sabato 24 gennaio h 12.00 – 24.00
domenica 25 gennaio h 12.00 – 20.00
Orari di apertura ordinari dal 29 gennaio al 15 marzo 2015
giovedì e venerdì h 14.00 – 18.00
sabato e domenica h 12.00 – 18.00
Maggiori informazioni:
www.mambo-bologna.org